di P. Salvatore Izzo
Aprendo le lettere del Beato Gaetano Errico, mi è venuto alla mente una scritta che risaltava sulla porta sulla porta di una biblioteca: “Hic mortui vivant, pandunt oracula muti” (Qui vivono i morti, muti svelano oracoli).
Nelle lettere dell’Errico palpita il suo cuore infuocato d’amore verso i Sacri Cuori e il suo spirito parla, insegna, ammonisce.
Anima forte, cuore ardente, fiero dell’ideale missionario, Gaetano Errico trascinò le folle con una fioritura sorprendente di organizzazioni, che miravano soprattutto a cambiare il cuore di quelli che vi partecipavano.
Dove non giungeva la parola, giungeva lo scritto, ed egli, compreso della difficoltà e dell’importanza di un tale genere di apostolato, lo attuò con sincera carità di cuore.
Le lettere costituiscono per l’Errico una missione tutta speciale. Scritte alla buona, come gli dettava il cuore, in forma breve, costituiscono un documento genuino del vasto programma missionario da lui attuato.
Non era solito sbrigar subito la corrispondenza, ma il suo era un metodo tutto particolare.
Ricevute le lettere le poneva ai piedi del Crocifisso per parecchio tempo e il suo non era un gesto per prevenire qualsiasi dimenticanza, ma per ricevere da quelle divine piaghe il lume necessario alla completa e perfetta direzione di ciascun’anima secondo i propri bisogni.
A volte non scriveva se il Signore nulla dettava al suo cuore e a coloro che scriveva palesamente dichiarava essere la sua la parola del Signore. Molti attinsero dai suoi scritti coraggio per proseguire nel cammino dello spirito, altri esplicitamente significavano all’Errico il profitto che ne traevano, ma egli tutto ascriveva ai Cuori SS.mi di Gesù e di Maria.
“Vi chiudo nei Sacri Cuori”. Così terminavano tutte le sue lettere. Dell’amore verso i Sacri Cuori divampò tutta la sua vita e tutta l’opera di G.Errico. Predicava, ne parlava con tutti, ma più ancora lo realizzava nella sua vita e fu il principio vitale della sua immensa attività apostolica.
Volle che intorno a lui ci fosse una schiera di missionari che, con altrettanto zelo, portassero ovunque nel mondo il vessillo dei Sacri Cuori. In quel periodo ci fu un risveglio generale delle coscienze e molti correvano ad attingere questo amore dal Beato Gaetano Errico. “Nascondiamoci – soleva scrivere – nel Cuore di Gesù Cristo Crocifisso, nonché nel Cuore della sua Madre Addolorata e dal fondo di quei cuori preghiamo per quelli che ne hanno bisogno”. L’amore dell’Errico verso i Sacri Cuori fu un amore sincero, ardente. Coloro che lo guardavano dicevano:” È un uomo di fuoco”. C’è un’altra nota caratteristica che brilla nella vita del Beato G.Errico e più d’ogni altra rivela la grandezza del suo apostolato. Leggendo le lettere noi possiamo ammirare e valutare l’opera da lui svolta nella direzione delle anime che, alla sua parola calda e robusta, si risvegliavano come ad un improvviso richiamo. Si trasformavano, si tempravano ardentemente alla forza della virtù. Il suo non è un linguaggio compiacente o sdolcinato, né usa mezzi termini, lasciando all’individuo l’interpretazione delle sue lettere, ma è un linguaggio esatto, preciso, come colui che traccia una strada da lui già percorsa e. che sicura, porta alla meta.
Molti conventi di suore, sotto la sua direzione, ripresero con maggiore fervore la vita religiosa e la vita di preghiera. Molti prelati lo vollero come compagno nelle lotte dello spirito e lo stesso sovrano Ferdinando II. Secondigliano era diventato un centro propulsore di vita, un faro luminoso, cui si tendevano gli occhi da ogni parte. “Andiamo da don Gaetano – si ripeteva – e ritorneremo contenti”. I suoi erano insegnamenti semplici ma impegnativi. Uniformità alla volontà di Dio, anche attraverso la sofferenza, il disprezzo, la calunnia e, persino, la morte. Nella vita dello spirito non c’è posto per le sdolcinature, per gli spiriti gretti, incapaci di slanci generosi, freddi nella lotta, insensibili davanti al trionfo. La santità esige anime forti, pronte ad ogni urto, che sappiano sviluppare le proprie energie in modo attivo, uniforme e costante. Tutto questo ci deve portare ad una unione intima con i Sacri Cuori, senza la quale non c’è santità. Mezzo per ottenere una tale unione, ed è sottolineato in modo fermo dall’Errico nelle sue lettere, è la Comunione quotidiana, perché in Essa l’amato si trasforma nell’Amante. “La sintesi – ha detto uno scrittore – è la parola del genio”.
La vita del Beato Gaetano Errico è tutta una sintesi che si racchiude nel saluto che amava inviare a tutti nelle sue lettere: “Vi chiudo nei Sacri Cuori”.
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