Don Michelangelo Vitagliano ricorda in continuazione ai suoi compaesani ” di possedere un gran soggetto e di aver un santo, che fa molto bene per la gloria di Dio ed il bene delle anime” ed i forestieri, incontrando i secondiglianesi, non nascondono un pizzico di santa invidia: “Oh! Che Servo di Dio! Questi è un angelo consolatore. Che gran pezzo di santità ha Secondigliano”.
Chiunque incontra don Gaetano è ammirato per la sua dedizione a Dio, la costanza nel praticare la virtù, nel ricercare la gloria di Dio e la salvezza delle anime, la fedeltà ai doveri cristiani, religiosi e sacerdotali, il continuo tendere alla perfezione.
Don Gaetano meraviglia tutti, soprattutto, per la sua umiltà, pazienza, dolcezza, carità e zelo apostolico.
Quando passa, la gente sussurra: “Ecco il santo!” e le mamme s’affrettano a presentargli i figli, perché li benedica.
Stupore e meraviglia, suscitati da una vita santa e non da fanatismo e credulità popolari.
E la fama di santità del Servo di Dio si diffonde anche tra la gente dei paesi vicini, da dove partono i pellegrini, desiderosi di conoscere il “santo”, parlargli, confessarsi con lui.
Arrivano da ogni parte. Alcuni provengono dalla Calabria, Puglia, Abruzzo, Sicilia.
E’ un viavai d’uomini e donne, di ricchi e poveri, dotti e gente comune, di sacerdoti e politici, singoli e famiglie, religiosi e religiose.
Tutti, gli vogliono parlare, perché hanno qualcosa da chiedere.
Lo visitano, anche, i Vescovi di Amalfi, Conza e Campagna, Acerra, Avellino, Sorrento, Gaeta, dei quali gode stima e fiducia.
L’Arcivescovo di Napoli, il Card. Riario Sforza, spesso, è ospite a Secondigliano, per cui, quando gli porteranno la notizia della morte del Servo di Dio, esclama: “Ho perduto una grande colonna della mia diocesi.”
Il Cardinale Cosenza, oltre che avvalersi continuamente del suo consiglio, lo vuole presente in tutte le missioni predicate nella sua diocesi di Capua e gli manda i seminaristi e gli ordinandi per gli esercizi spirituali.
Altri Cardinali, durante la permanenza a Portici di Pio IX, si recano a Secondigliano, per consultarlo.
I Papi Gregorio XVI e Pio IX, come segno di stima, gli accordano la facoltà di assolvere da ogni peccato riservato.
Il re di Napoli, Ferdinando II, che si confessa spesso da lui, gli propone la nomina a cappellano di corte, ma don Gaetano per umiltà rifiuta. Una volta, essendo ammalato, lo riceve nella stanza da letto, e quando don Gaetano sta per andare via, lo saluta devotamente: “Superiore, pregate per me il Signore e raccomandatemi a Maria Santissima”.
Allorché, poi, l’invita a Gaeta per affidargli il santuario della Madonna della Civita ad Itri, ve l’accompagna personalmente.
La fama di santità spinge la gente a procurarsi una sua reliquia.
Infatti, durante le missioni, qualcuno gli taglia un pezzo dell’abito, altri conservano gelosamente la penna con la quale ha scritto, le lettere ricevute, gli oggetti da lui usati. Gli cambiano la fascia, che cinge l’abito religioso. Una signora raccoglie una ciocca dei suoi capelli, appena tagliati.
I tanti doni, di cui Dio ha arricchito la sua vita: le lacrime, mentre prega, celebra o predica, la lettura dei cuori, la predizione del futuro, la presenza contemporanea in più luoghi, le guarigioni, contribuiscono a creargli intorno un alone di santità.
Ammalatosi, infatti, gravemente, nel paese per la sua guarigione s’organizzano un triduo di preghiera davanti al SS. Sacramento nella Chiesa parrocchiale, una processione penitenziale con le statue della Vergine SS. Addolorata e dei Santi Patroni Cosma e Damiano ed un digiuno.
Si prega anche nei paesi vicini e nei conventi delle suore che lo conoscono.
Alla sua morte unanime è la voce del popolo: “E’ morto il santo!” e l’Amministrazione comunale stanzia 200 ducati, perché subito s’inizi il processo di beatificazione.
Una fama di santità che dura.
Da ogni parte, infatti, continuano i pellegrinaggi alla sua tomba, le sue immagini troneggiano nelle case e nei negozi, i commercianti di Secondigliano non partono per il loro lavoro, senza l’immagine del “Superiore”, si cercano le sue reliquie, si portano voti ed offerte per ringraziamento.
La memoria di don Gaetano è viva nel cuore di tutti, ieri come oggi, perché la santità ha radici capaci di sfidare i secoli, che vede passare, senza essere scalfita.
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