“Ci guardiamo, ci sfioriamo, avvertiamo di essere qui per tanti motivi, ma tutti, in fondo, per un’esperienza significativa di giovinezza. Vogliamo accoglierci reciprocamente per uscire dalla solitudine e stare insieme, per sentirci forti. L’Emmaus è una voce che ci chiama. La senti. L’ascolti. Ti metti in sintonia e ti senti interpellato. Non è la voce dello spettacolo e di chi fa la passerella. I giovani dell’equipe parlano, cantano, danzano, pregano e tu… ci sei. Cristo è lì che ti fissa amandoti come fece con i pescatori del lago di Galilea. La sua voce chiama a scelte di responsabilità per questo difficile mondo e potresti essere positivamente sconvolto fino a prendere decisioni per la tua vita”. (Vincenzo, 37 anni)
“Mi chiedevo cosa fare per essere una cristiana autentica e come mettere Dio al primo posto nella mia vita. A queste domande ho trovato risposta. L’esperienza spirituale è una vita che cresce secondo lo Spirito di Gesù. A partire dall’amore che ho ricevuto in questi giorni, voglio vivere in questa esperienza e per questo offro me stessa al Signore, raccogliendo tutta la mia esistenza nella fede, nella carità e nel servizio. Gesù adesso è la “stella” che mi accompagnerà per sempre”. (Valentina, 20 anni, II anno di Università)
“Oggi mi sento diverso e soprattutto orgoglioso della mia fede. Mi ritengo un fondamentalista della fede cattolica ma ho speso troppo tempo nella conoscenza. Dio mi è venuto incontro in molti modi. Oggi però mi si è rivelato attraverso un intenso rapporto personale con Gesù. Questo singolare rapporto darà forma ai miei pensieri e ai miei affetti, guiderà le mie relazioni e sosterrà le mie speranze. Voglio chiedergli ogni giorno la grazia della fede”. (Giuseppe, 29 anni, insegnante di religione)
“Mi sentivo ideologicamente lontana dalla Chiesa e soprattutto credevo che la religione e la mia vita fossero realtà diverse. Avevo paura di amare Dio e nello stesso tempo il mio prossimo. Voglio formare la mia coscienza contro ogni forma di individualismo. Imparerò ad ascoltare il Signore. Mi viene chiesto di predispormi alla benevolenza, di desiderare vere esperienze di comunione. La forma dell’amore cristiano è la carità e questa non deve avere finzioni. Mi sono incontrata con l’amore di Dio e mi sono sentita rigenerata, confortata, perdonata e consolata. Ho estremamente bisogno di un continuo rinnovamento perché l’amore è creativo. Consiglio a tutti di fare questa esperienza. Essa non è incompatibile con la vita che noi giovani vogliamo vivere, nella gioia e nel divertimento. Oggi mi sento capace e pronta a tutto”. (Giusy, 24 anni, segretaria contabile)
“Ho già fatto in passato esperienze come questa e hanno consolidato la mia fede. Ogni giorno però il Signore mi chiama ad un servizio continuo: l’accoglienza serena dei problemi della mia vita e di ciò che comportano le relazioni con la gente e il servizio della carità. Niente ci deve separare dall’amore di Cristo: non le difficoltà, non i conflitti e neanche la durezza della vita. So che la celebrazione dell’Eucaristia indica la forma dell’amore cristiano, la sua dedizione, la sua fedeltà, la sua misura, che va fino alla fine, come quella di Gesù. Questo tipo di amore mi rende estremamente concreta, presente, perché fatto di pazienza, di rinnovata fiducia nelle persone, di perdono, di lavoro, di benessere”. (Annalisa, 25 anni, cassiera in una catena di fast-food)
“Resto affascinato dalla fede degli animatori. Ho compreso che l’atto della fiducia è molto più ampio della ragione. La fede scopre la grandezza e il limite della ragione. Il mio modo di pensare fa fatica spesso a ritrovare il senso del tutto, il gusto e la bellezza della vita. Mi aspettavo un’esperienza forte attraverso il silenzio e la preghiera ma non a tal punto da scoprire la fede come incontro reale con la persona di Gesù Cristo, il Signore”. (Francesco, 34 anni, sposato, 2 bambini).
“Mi sono sempre considerata credente ma non praticante. La Chiesa per me ha rappresentato sempre e solo un’istituzione umana, per di più limitata. Oggi ho scoperto che cosa significa la Chiesa e cosa significa appartenere alla Chiesa. Gesù le ha affidato alla Chiesa il servizio del regno di Dio che non è altro che la vita e la felicità per tutti gli uomini, nel nome di Dio. La Chiesa vive per proclamare questa bella notizia e oggi ha bisogno anche della mia collaborazione affinché tutti possiamo sentirci una sola famiglia nel rispetto e nell’amore”. (Antonella, 37 anni, sposata, 2 bambini)
“Viviamo la nostra vita coniugale e familiare nel dono reciproco e nel vero amore ma abbiamo creduto di poter fare a meno della Chiesa. Abbiamo così vissuto una fede molto superficiale e senza solide fondamenta. Oggi ci rendiamo conto della necessità di riappropriarci della vera fede e di approfondirla per rinnovarla ogni giorno nella nostra vita. Pensiamo di dedicare tempo ed energie per studiare la fede, per praticarla davvero. (Massimo e Imma, 37 e 27 anni, sposati, 2 bambini)
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