I

L’Altissimo per usare con l’uomo prevaricatore tratti di pura misericordia, che traggono origine solamente dalle sue pietosissime viscere, sottrae dalle unghie di Lucifero il chirografo della sua condanna scritta con i neri caratteri delle proprie scelleraggini e lo conficca sulle travi della Croce con i chiodi del nostro Redentore e con il suo Sangue preziosissimo cancella e toglie alle potestà e principati del tartareo abisso tutte le ingiuste ed inique spoglie e le adduce con valorosa ed inaudita fiducia in manifesto e glorioso trionfo, e per più vergognosamente confondere l’iniqua fraudolenza l’Eterno Iddio oppone con imprescrutabile sapienza la novità della grazia alla vetustà della colpa, di cui si servì il nemico per la fatale rovina dell’uomo. E perché il mezzo di cui fece uso l’antico dragone fu appunto una donna, una donna Iddio sceglie per fracassargli la testa, mentre esso non giungerà in eterno a morderle il calcagno.

II

E qual mai sarà questa donna così forte da fracassare la testa dell’infernale Oloferno? Osservandola nelle figure in cui Dio si benigna manifestarla nelle figure della vecchia Alleanza, certamente la vedete esaltata sopra del Libano, del Platano e del Cipresso; la contemplate in quell’orto chiuso e nella fonte sigillata; la conoscete in Sara, Rebecca, Rachele, Debora, Rut, Giuditta e finalmente in tutti quei segni ed esempi con cui Dio volle manifestarla. Non fu certamente passata sotto silenzio dai Patriarchi né taciuta dalle Leggi, dai Salmi e dai Profeti, ma dai Patriarchi, dalle Leggi e dai Profeti fu dichiarata al cospetto dell’intero universo, perché del comune nostro Redentore, distruttore dell’eterna morte e restauratore della felice vita i Patriarchi, le Leggi, i Salmi ed i Profeti chiaramente già parlavano. Quindi si scorge che Iddio adopera tutta la potenza del suo braccio nell’esaltazione di questa donna, che ha prescelta nella grande impresa della redenzione del disgraziato uomo, senza distaccarla neppure per un solo momento dal suo sempiterno matrimonio: Io ti sposerò per tutti i sempiterni secoli. E se fu mio volere che lo sposo e la sposa, da due distinte persone fossero una carne sola, non cambierò quella legge che scolpii nella natura umana, ma muterò la tua vita nel mio vivere ed il mio vivere farò che sia la tua vita, onde potrai con virgineo labbro sicuramente dire: vivo io, ma non io; vive in me l’unico mio diletto sposo divino.
E chi potrà ora reggere nella considerazione della vita di Maria? Chi potrà fissare i suoi pensieri dirimpetto a così smisurato pelago di virtù? Chi sarà quell’ardimentoso mortale che avrà voglia di scandagliare il cuore di una Donna divina? Venga chiunque a bilanciare la vita del sommo Dio, che vanta di avere l’essenza per l’esistenza e l’essenza e l’esistenza in Lui sono una semplicissima ed unitissima cosa e poi si porterà a misurare il Cuore di Maria, che vive tutta in Dio. Ma poiché lo scrutatore della divina e sempiterna Maestà viene accecato dai luminosissimi raggi della sua gloria, non vi sarà nessuno creatura, la quale voglia misurare la gloria della vita di Maria. Solo a Dio, dalla cui bocca uscì primogenita, prima di ogni altra creatura, è riservata la sua misura.
Ed io mi sono preso l’impegno di parlare a voi del cuore della Vergine Santissima. Dove mi rivolgo? Che dirò? Oh me sfortunato! Dovrò muto tacere su questo sacro luogo per non essere accecato dall’immenso ardore che scorga dal suo divinizzato Cuore. Ma, o Cuore di una Madre, che dei deboli sei l’appoggio ed il sostegno, dovrò allora tacere e nulla dire di voi? Ma per quanto io guardo, il cuore non lo comporta e come Dio, vostro unico sposo, vuole che dalla ricognizione delle creature di questo visibile universo si venga alla sua sempiterna onnipotenza e divinità, così il vostro amatissimo Cuore vuole che noi consideriamo il vostro amore dalle manifestazioni, che appaiono al di fuori. E se questo è il volere della Vergine, gettiamo uno sguardo nel petto di Maria, dove vedete uscire dal suo Cuore una perenne fonte di acqua viva, che sale fino al trono di Dio, dove tutta s’inabissa e rivestitasi in quell’immenso oceano di nuova dolcezza fa ritorno alla terra, quale salutare pioggia per innaffiare tutti i suoi abitanti.
O Cuore investito di un amore troppo grande! Grande verso Dio, grande verso gli uomini, grande per la grandezza del Cuore da cui proviene, grande per i grandi effetti che produce. E siccome le mie forze non valgono a sostenere l’impresa, da voi, o Cuore amatissimo, imploro supplichevole tanto amore, perché bruci tutto il mio cuore per farlo perennemente e fedelmente servire il vostro e mio Dio, per cantare debitamente le vostre lodi ed invaghire del vostro sposo e di voi la mente di questi miei uditori.

III

Secondo il parlare dei Padri e dei sacri oratori, Maria fu esaltata dal sommo Dio sopra ogni altra creatura, perché fu creata primogenita dalla bocca dell’Altissimo, perché fu eletta per sposa dello Spirito Santo, trasferendola nel suo divino nuziale talamo con vincoli di sempiterno matrimonio, e, finalmente, perché fu prima di tutte le generazioni destinata ad essere la madre dell’uomo Dio. Per queste tre ed illustri qualità, con le quali fu dalla sapienza eterna fregiato il Cuore di Maria, si ammirano le tre Divine Persone impegnate a collocarla sul primo trono nella città dei santi e poco distante dalla loro Maestà, poiché quei luminosi celestiali seggi si partiscono dal Donatore secondo le operazioni della vita mortale, vissuta nella grazia divina.
L’Eterno Padre, poiché aveva creato il Cuore di Maria primogenito, ossia davanti a tutti, con il suo onnipotente potere, con il quale creò tutte le cose, lo sottrae dalla comune corruzione della colpa originale. L’Eterno Genitore, poiché l’aveva eletto quale tabernacolo, dove doveva realmente e personalmente abitare, prima di ogni esistenza lo santificò, l’arricchì dell’eterno amore, lo premunì di tante straordinarie grazie e lo rese tutto bello, tutto puro e terso, cosicché nessuna macchia nello splendore delle nozze divine si scorgesse dallo sposo in essa, siccome la voleva coronare come sua legittima sposa. Per il giro dell’intera vita il Padre lo protegge, il Figlio lo garantisce e lo Spirito Santo gli dona nuovi aumenti di grazia e nuovi centuplicati soccorsi. Nel suo ingresso in cielo il Padre la collaca, poiché primogenita fra tutte le creature, sopra tutti i cori degli Angeli, Arcangeli, Troni, Dominazioni, Principati, Potestà, Virtù, Cherubini e Serafini; il Figlio le dona un trono alla sua destra, che per sgabello tiene la luna, per manto il sole e per corona dodici stelle. Lo Spirito Santo scende per tergerle dagli occhi le lacrime di questa valle di mortali e darle un assoluto pacifico possesso di quello che le fu preparato dal Padre e dal Figlio.
Al riflesso di così nobile e maestoso ricevimento gli abitanti di quella felice città di Dio furono costretti a gridare: chi è mai Costei, che ascende da una terra definita piena di tribolazioni e spine, colma di ogni virtù ed appoggiata alla destra del suo Diletto; chi è mai Costei? Costei è Maria, che sulle più alte e gloriose vostre mansioni, o Spiriti amorosi, ascende appoggiata al suo Diletto Signore, perché l’ha amata da primogenita, l’ha amata da sposa, l’ha amata da Madre. E mentre gli spiriti di colà su tutti puri tra lo sfoggio e la maestosa pompa si danno a conoscerla, noi, signori, ci tratteremo qui in terra a contemplare la ragione, che a tanto merito l’innalzò. E seguendo le tracce della sua gloria ci intratterremo a meditare l’amore che il Cuore di Maria portò al suo Padre divino e la vedremo innalzata sopra l’amore di qualunque altra creatura, superando nello stesso tempo l’intendimento di tutte le altre creature intelligenti; quello che portò al Divino suo Sposo e come per la maestà e gloria con le quali si intromette nelle viscere dello Sposo opprime ed abbassa ogni più elevato pensiero e quello, poi, che portò al suo Divin Figliuolo costringe le ragioni di tutte le creature a confessare che solo Dio può conoscerla a pieno, poiché Dio solo la trasportò a tale grandezza di amore.

IV

Perché Maria fu primogenita, il suo Cuore ama il supremo Signore con amore di primogenitura più di tutte le rimanenti creature. Secondo l’insegnamento dell’Angelico Dottore ogni creatura per naturale costituzione è portata più ad amare la causa creatrice, donde riconosce la propria esistenza, che se medesima e per questa medesima ragione ogni creatura delle divine mani tende più ad amare Dio che se stessa. Quindi, Maria, creatura delle divine mani, ama la Divinità più di se stessa e, siccome tra le creature ella ebbe il primato su tutte quelle che uscirono dalla bocca di Dio, in quanto Sovrana sull’universo, non si può negare al suo Cuore il primato dell’amore sulla carità di tutte le altre creature. Volate, ora, volate, o miei sterili pensieri, ed entrate nel più profondo del cuore di questa divina primogenita ed ivi sostate a spiare la creatura, come Dio la creò, perché sicuramente vi ritroverete una molla d’amore e di carità, di una tempra tutta propria, tutta singolare, che metterà le sue radici ed incomincerà a manifestare l’amore, per cui quello delle altre ragionevoli creature avrà termine. Ed ora non vi recano più meraviglia la fedeltà di Abramo, la costanza di Giuseppe, la pietà di Davide, la pazienza di Giobbe, l’inviolabilità di Daniele, superate già dalla carità di Maria, la predicazione degli apostoli, che conducevano il gregge di Cristo e radunavano Romani, Greci, Persiani, Arabi, Parti, Medi, Eremiti e quelli della Mesopotamia, insomma tutti gli abitanti della terra, sotto il vessillo della Croce, dopo aver ascoltato la loro voce, la forte costanza dei martiri, che consegnavano la loro vita per testimoniare la religione di Cristo e le verità evangeliche e garantire che di ogni sesso, di ogni condizione, di ogni stato, di ogni età ci si ritrovavano ad aver sostenuto ogni tormento, ogni vituperio, ogni villania, ogni sorta di morte, le fatiche sostenute contro gli eretici da Cirillo, Atanasio, Basilio, Girolamo, Agostino e Gregorio, la vita e le famiglie generate a Cristo da Benedetto, Domenico, Francesco, Bernardo, Romualdo, Noberto, Brunone e finalmente quanto di grande, di nobile, di prezioso può possedere la Chiesa, sposa dell’Agnello Immacolato. Non vi faccia meraviglia, poiché tutto paragonato al cocente amore di Maria, rimarrà come vassallo al servizio della Regina, come servo all’obbedienza della Signora. E chi non dirà col sapiente Salomone che molte figlie dell’Eterno Genitore hanno radunato ricchezze, hanno acquistato virtù, hanno accumulato la carità, ma il cuore di Maria è quello che ha avanzato tutte di gran lungo ed è giunto a ferire il cuore di Dio e ad infiammarlo fino a farlo dichiarare suo unico e diletto Sposo.

V

Mi hai ferito, o sorella mia sposa, di amore il cuore e mi hai colpito con uno dei tuoi occhi e con un capello della tua bella e bionda chioma e poiché me l’hai ferito d’amore, voglio sposarti con perpetuo e solenne matrimonio, voglio impalmarti con vincoli di sempiterno sposalizio.
Questa è la voce, dice Maria, del mio Diletto! Il mio Diletto già mi parla. Sorgi, dice, sorgi, mia amica, affrettati, o mia diletta colomba, corri con voli e vieni, o mia sorella tutta bella, e vieni alle mie sempiterne divine nozze, che ti apparecchiai, prima di tutte le cose. Sorgerò, dice la figlia, girerò la città per vicoli e piazze, cercando il mio diletto finché abbandonerò questo mio cuore languente d’amore fra i suoi dolcissimi amplessi, finché egli vi avrà fatto ritorno e si sarà abbandonato tutto a me.
Qui vi chiamo a vedere, o figli, per quanto comporta la nostra umile riflessione, il cuore della Vergine tra le cocenti fiamme dello Spirito Santo e fin dai suoi primi momenti dell’esistenza dal Sostanziale cuore sposata, per poi conoscere se sia vero che ella tutta si sarebbe al suo sposo donata e lo Sposo avrebbe fatto ritorno da lei e, così, poter meglio giudicare dove arriva la fiamma della carità nel cuore di lei.
La concezione della Donzella ebrea, senza la grazia divina, che la previene e santifica il suo corpo, come tabernacolo del Dio d’Israele, non conosce tempo, siccome subito giunse a perfezione e le fu donata un’anima immacolata, pura e virginea e non si vide offesa da alcuna colpa e, tutta infiammata dalla grazia trasmessale dal suo sposo, esultò molto più che Giovanni nella sua santificazione, causatagli dalla visita della medesima Vergine, quindi, come la luce, nella sua perfetta pienezza, supera lo splendore e come un gigante, che con veloci e smisurati passi, corre la strada, saltando, così immagino il Cuore di Maria negli avanzamenti della più perfetta carità. E, per grazia di Dio, non mi sono né sarete certamente voi ingannati, o signori, perché la carità di questa Sposa diletta avanza in modo molto più nobile e nuovo. La prima pienezza di grazia, che ricevette questo nobile e generoso Cuore nel primo istante del suo concepimento gli si accrebbe in maniera tale da portarlo quasi all’infinito, poiché, essendo creato in grazia e fornito di ragione, i momenti che passavano per esso erano momenti pieni di merito, che lo disponevano a nuove influenze di grazia e se nel primo momento lo Sposo dovette prevenirlo con la grazia ed esimerlo dalla prima colpa, facendogli sentire la sua voce per i fori delle pareti e mirarlo per i buchi dei cancelli da lontano, non così nei momenti della sua esistenza, ma il primo momento, essendo pieno di grazia, meritò la pienezza per il secondo e così ella tutta si dà al suo diletto ed il suo Diletto fa a lei ritorno ed il secondo col primo meritano il terzo, il terzo con gli antecedenti ne merita un numero strabocchevole per il quarto, il quarto con gli altri il quinto. Il primo, secondo, terzo, quarto col quinto meritano per il sesto e così lo sposo divino in piena corrente scarica il vastissimo fiume della grazia nel Cuore di Maria ed il Cuore di Maria lo ridona a Lui: il mio diletto si dà a me ed io a Lui, dice la sposa. E dove m’inoltro, se, appena inoltrato, mi trovo in un vasto mare, senza limiti. Venite, voi, illustri matematici e famosi algebrici, a misurare con i vostri differenziali calcoli la pienezza della grazia che lo Sposo traboccò nel Cuore di Maria. Ma, che dico! A chi parlo! Chiamo ancora uomini terreni e cerco ancora il soccorso delle scienze umane a calcolare l’aumento dell’amore della Vergine di Nazaret, unica e diletta sposa delle tre Persone della SS. Trinità. Voi, Spiriti ardenti, che certamente bruciate innanzi al cospetto del Dio vivente, voi, che foste spettatori e ministri di queste nozze divine, potete dirci quale fu mai l’amore che per dote la vostra e nostra Signora portò nello sposalizio dell’Eterno fuoco.
Ed anche gli Spiriti di lassù, siccome non la conoscono appieno, rispondono: Chi è Costei? Chi è Costei, che da una terra piena di triboli e spine ascende carica di delizie ed appoggiata al suo Diletto. Chi è Costei? E voi, Spiriti puri, che nella grande città di Dio luminosi seggi possedete, ignorate che questa è Maria e che il suo Cuore non solo si innalza sopra i vostri più infiammati desideri, ma che adombra anche le vostre intelligenze.
Sì, questa è Maria, che si è sposata con il vostro Dio.

VI

E, perché è Sposa di Dio, il Cuore di Maria s’accende d’infinito amore. Per darvene qualche immagine o qualche piccola idea bisogna che per un momento fissiate gli occhi là dove si mira uno sfiato, che racchiude un fuoco veemente, il quale tiene al di sopra un’apertura che concede libero passo alle fiamme. Appena partita la prima, la fornace somministra la seconda, sollevando quelle nell’antro della propria sfera; s’innalzano gli occhi per la curiosità di vedere a quale altezza la fiamma sale e si osserva una nuova meraviglia, cioè le fiamme non solo non trovano impedimento alcuno per l’intrapreso sentiero, ma vengono con nuovi aiuti e con raddoppiato forza ad incontrarsi con altre fiamme sollevate dalla sfera solare ed in più acquistano una forza tale che non differisce da quella che la sfera solare dona alle sue. Tale visione raffigura il Cuore di Maria, che divenuto ricettacolo d’amore, sembra un recinto con la sola apertura superiore, per dove passa tutto l’ardore della posseduta carità e, poiché è tutto bello, è il tabernacolo dell’Altissimo presantificato, è il giglio tra le spine ed è quella Donna che fracassò il capo superbo dell’antico serpente, senza che esso le potesse mordere il piede, cammina sicuro per la via dell’amore e libero d’ogni nemica passione ed il Cuore di Maria, aggiungendo nuova fiamma alle prime, tutte solleva per il gradimento del solo Dio. Non vi meravigliate, signori, che la carità di questo amatissimo Cuore sia divenuta il gradimento di Dio, poiché l’Apostolo insegna che le donne passate al marito pensano a piacere ai loro sposi e quindi la loro carità è dimezzata; le vergini, invece, di nessuna altra cura devono occuparsi che di piacere tutto a Dio e perciò la loro carità è tutta dell’Altissimo. E chi più vergine di Maria, che fu tutta pura, tutta casta, tutta illibata? Ella eccede di gran lungo la purità dei celesti serafini ed a tal punto sublimò la sua immacolata carità che Iddio volle decorarla per tutti i secoli eterni con la fecondità e con l’amore di Madre, riconoscendola per figlia primogenita, sposa e Madre insieme. Ora, sicuro dico che mentre il dolce sonno chiude gli occhi a Maria, la carità più forte del fuoco stesso fa vegliare il suo Cuore: “Io dormo, ma il mio cuore vigila”

VII

Non c’è tempo in cui le amorosissime madri sogliono dimostrare l’immenso amore che nutrono verso i loro cari figli se non quando li vedono lontani dal loro seno materno o soggetti a qualche funesta disavventura ed io non ho saputo scegliere come prova per dimostrare l’amore del Cuore di Maria, che fiammeggia verso Dio, perché gli è Madre, se non gli accenti che cacciò nei pericoli del divino suo Figlio. Ella ruppe i legami dell’effluente amore, allorquando si vide innanzi agli occhi esinanito nella forma umana, presa dalle sue medesime viscere, quel Dio che né i vastissimi spazi del cielo né l’universo tutto potevano comprendere; quando Lo vide nato, senza trovare dove accoglierlo, tra le sue estasi diceva: potessi chiuderti di nuovo nel mio seno, Figlio divino, potessi accalorarti con il mio infuocato Cuore, eterno Dio! E se mi volesti come Madre, perché non nascesti nella mia abitazione, dove, secondo le mie forze, ti avevo preparato la culla ed i panni! E se volesti venire alla luce in un paese lontano, perché non vi trovasti un’abitazione per rifugiarti! Ah, mio amore! Ah, Figlio mio! Ah, mio Dio! Così volesti farmi soffrire con te.
Non so mostrarvi quali siano stati i sospiri che cacciò il Cuore della Vergine, quando fu ministra della circoncisione del Figlio né quelli nella presentazione di lui né quelli, nei quali proruppe, quando lo portava in Egitto. La devozione mi porta a Gerusalemme, quando il Signore, ancora piccolo garzoncello correva presso di lei, allorquando il giorno solenne della Pasqua, Maria e Giuseppe, secondo il loro costume, salirono al tempio e portarono con loro il preziosissimo Gesù e, compiuto il tempo e terminata la cerimonia, ritornarono alla loro città. Al tramontare del giorno, s’accorsero che era sparito dai loro occhi il tesoro divino. Qui vorrei che il Cuore di Maria mi suggerisse le parole adatte per esprimere quali furono i suoi profondi accenti. Sicuramente Maria esclamava: vi scongiuro, belle figlie di Sion, di dirmi se mai vedeste il mio Diletto, perché l’unico mio bene è sparito da me; l’ho diligentemente cercato e non l’ho trovato, non l’ho trovato fra i suoi parenti né tra i suoi amici né tra i conoscenti; ho girato per i vicoli, le piazze dell’intera città sempre chiedendo il mio oggetto amato ed inutilmente l’ho domandato. Se per caso, amate figlie di Sion, l’incontrate e lo riconoscete, egli è tutto bello, ditegli che io con cuore dolente, lo vado cercando. Vi sia molto a cuore, o mie sorelle, perché egli è la luce dei miei occhi, è il mio unico appoggio, è la gloria d’Israele, è il sollievo di tutti i popoli, è l’atteso di tutte le nazioni. Siate diligenti, donne, perché io, possedendo Lui, possiedo tutto, perdendo Lui, perdo tutto.
Qui rimetto alla vostra più fervida fantasia immaginare quale sia stato l’amore ed ai vostri sublimi pensieri conoscere dai sospiri della nazarena Donzella quale sia stato l’incalcolabile fuoco che il suo Cuore materno portava all’Eterno Creatore.
Intanto vi presento il Cuore della Vergine Maria, consumato dall’amore, se quel medesimo Dio, che tanto amava, non glielo avesse conservato continuamente con un miracolo, sulla cima del Golgota, nella sommità dell’insanguinato Calvario, dove si consuma il suo diletto Figlio in olocausto cruento all’eterno divino Genitore, dove si fa teatro dei dolori e delle pene dell’uomo Dio, dove si mira Cristo Crocifisso, che sarà scandalo per i Giudei e stoltezza per i Gentili, spirare senza soccorso umano e divino, dove si vede il Figlio e la Madre, il Figlio penare e la Madre patire, il Figlio morire e la Madre svenire. Su questo monte conoscete sicuramente a quanto giunse l’amore del Cuore di Maria. O amore! O grandezza…………o Cuore! perché troppo amante del tuo Figlio, vieni trafitto dai medesimi dolori: la sua stessa lancia trapassò anche l’anima tua.

VIII

E’ dottrina comune della Chiesa cattolica che Gesù Cristo, affidando a Maria l’amato discepolo Giovanni, le abbia consegnato tutti i figli, che partorì sul duro letto della croce, e che nella persona di Giovanni pare che le dica: Maria, questi uomini che io ho comprato con il mio divinissimo sangue voglio che siano tutti figli tuoi e che tu li protegga con il tuo potente patrocinio in tutti gli attacchi dei loro nemici. Ora, dopo una tale raccomandazione, potremmo noi sospettare che il Cuore di Maria nei nostri pericoli non ci aiuti oppure che si dimentichi di noi nelle nostre tribolazioni? Se il cuore di una madre non si può giammai dimenticare del suo figlioletto, perché parto del proprio seno, ed è tutta pronta, tutta sollecita a soccorrerlo nei suoi bisogni, anche Maria ci risolleverà dalle miserie, ci libererà dai pericoli, ci rassoderà nei dubbi, ci conforterà nelle debolezze, perché la natura non ha più forza della grazia ad amare. Anzi S. Ambrogio dice che la grazia avanza tanto nell’amore la natura, quanto in prezzo la vince. Quindi, dinanzi a tanto amore, che arde nel Cuore di Maria per la salvezza del genere umano, S. Bonaventura non ha ritegno ad affermare che, se vi sono peccatori carichi e ripieni di vizi, compariscano pure con le vesti più luride e schifose delle iniquità, abbiano pure nei loro corpi le piaghe e le ulceri più stomachevoli del peccato, siano divenuti alla presenza dello stesso mondo corrotto l’obbrobrio, l’abiezione ed il vituperio, siano pure diavoli in carne e perciò da tutti abbandonati e fuggiti, si presentino al Cuore di questa Madre tutto spalancato ed aperto per accettarli e con sviscerato amore stringerli ed abbracciarli. Anzi Ella chiama con ripetuti inviti i restii, va loro dietro e continuamente gli gira intorno con più diligenza ed attenzione per salvarli, di quelle che gira il leone infernale per perderli; non li lascia mai, non li abbandona, non ritira il piede anche dai più nefandi vizi, finché giunge a riconciliarli con il Figlio.

IX
Ed a chi, a quali persone l’amore di questo cordialissimo Cuore si estende? Ascoltatelo con profonda attenzione da S. Bernardo Abate di Chiaravalle, che dice che la misericordia di questo Cuore si può guardare per la sua lunghezza, larghezza, altezza e profondità. Se gli occhi si gettano sulla lunghezza vedono dal principio, da sotto a quell’albero dove fu corrotta la genitrice e dove per riparare i mali della sedotta Eva fu risuscitata, a terminare in quello di lutto e di pianto in cui l’Eterno giudice non concede più misericordia né liberalità e tutto pesa a rigore di giustizia e di vendetta. Se aprono gli occhi alla vastissima ampiezza, scorgono in essa ravvolta tutta la superficie della terra, senza lasciare fuori vicoli, angolo, grotta deserta con pochi abitatori e l’immenso numero dei medesimi nei paesi, nelle città e nelle province più popolate, perchè Ella racchiude nel suo seno tutte le case, tutte le abitazioni e tutti gli uomini. Se alzano gli occhi alla sublimità dell’altezza, la vedono sporgere fino alla sede più alta dei serafini, facendo ritrovare sollievo e ristoro ad essi; se si abbassano nella sua profondità, ritrovano che essa giunge fino nel profondo abisso dell’inferno, portando agli abitanti delle tenebre e delle ombre di morte, salute e copiosa redenzione. Dunque in tutti i tempi, nel passato, nel presente e nel futuro; in tutti i luoghi, nelle frequentate nobili città e nei rozzi paesi, nei reali e magnifici palazzi e nei più vili ed abbietti tuguri; in tutte le persone, nei nobili e nei poveri, nei rozzi e negli scienziati, nei giusti e nei peccatori, in tutta la Chiesa celeste, terrestre e militante, purgante e trionfante, risuona e rimbomba altamente l’amorosa misericordia del Cuore di Maria.

X

Ad una fonte di tanto amore devono, oggi, correre i giusti per maggiormente giustificarsi, i peccatori per riconciliarsi, i tiepidi per infervorarsi, i ferventi per assicurarsi, i viandanti per pregare; insomma con unanime voce tutti dobbiamo rivelare l’amore del Cuore di Maria per la gloria di Gerusalemme, l’allegrezza d’Israele e l’onore del nostro popolo. Cuore di Maria, tu fosti la gloria della celeste Gerusalemme per il grande amore che portasti, perché figlia, sposa e madre del tuo Dio; tu sei l’allegrezza d’Israele per i centuplicati sollievi, che opportunamente arrecasti alle anime penanti; tu sei l’onore del tuo popolo, perché sciogliesti, sciogli e scioglierai gli infami legami del peccato.

Lode a Dio ed al Cuore della Beata Vergine Maria, concepita senza peccato.